In un breve video social, postato il 14 aprile scorso sulle pagine dei miei social network, ho raccontato in modo semplice cosa sono il D.E.F. ed il cuneo fiscale.
Il D.E.F. è il Documento di Economia e Finanza, cioè il dossier per la programmazione finanziaria dello Stato, che ogni anno il Governo deve presentare, entro aprile, al Parlamento e successivamente alla Commissione Europea.
E’ composto da tre sezioni:
- il Programma di Stabilità, che descrive il quadro macroeconomico, cioè i dati generali dell’economia nazionale, a partire dalle stime sul PIL (cioè il prodotto interno lordo, vale a dire il valore totale della produzione nazionale) e le strategie per garantire la crescita e la sostenibilità del debito pubblico;
- le Tendenze della Finanza Pubblica, in cui vengono spiegate le scelte d’impiego delle risorse nei vari capitoli di spesa che costituiscono il bilancio dello Stato;
- infine il Programma Nazionale di Riforma, che contiene le scelte di riforma in relazione al periodo storico-economico in corso e l’analisi dell’impatto che tali riforme avranno sull’economia.
Attraverso il D.E.F. il Governo assume un impegno, verso il Parlamento e l’Unione Europea, a condurre una politica economica e quindi anche fiscale volta a garantire il raggiungimento degli obiettivi programmati.
Sul sito web del Ministero dell’Economia e delle Finanze, raggiungibile da questo link, è possibile consultare l’intero D.E.F.
Quest’anno il Governo si è posto tra gli obiettivi quello di aiutare lavoratori ed imprese con una riduzione del cuneo fiscale.
Immaginiamo una torta rotonda. Se ne tagliamo una fetta molto consistente ricaviamo nella forma un vuoto, che ha più o meno l’aspetto di un cuneo. Il cuneo fiscale è esattamente questo, una fetta consistente della nostra torta che viene inghiottita dalle casse dello Stato.
Si tratta di un dato economico che misura l’incidenza, sul costo del lavoro, della somma di tutte le imposte, sia dirette che indirette, e dei contributi previdenziali, sia di competenza dei lavoratori sia a carico dei datori di lavoro. In sostanza, il cuneo fiscale è la differenza tra lo stipendio lordo, posto a carico del datore di lavoro, e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore.
E’ un indicatore importante dal punto di vista dell’analisi macroeconomica perché serve a misurare gli effetti della tassazione sul reddito dei lavoratori, sull’occupazione e sul funzionamento del mercato del lavoro.
In Italia il peso del cuneo fiscale è attualmente del 46,5%, quindi quasi la metà della torta di cui parlavamo prima! Per intenderci, ogni 100 euro pagati dall’azienda per il dipendente, ben 46,50 euro sono destinati allo Stato. In effetti si tratta di uno dei dati più alti tra tutti i Paesi dell’OCSE (Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico), estremamente impattante sulla nostra economia in generale ma molto preoccupante soprattutto rispetto al tema della riduzione della disoccupazione.
La buona notizia tuttavia c’è.
Già la legge di bilancio approvata negli ultimi mesi del 2022 aveva previsto un taglio del cuneo fiscale per i redditi da lavoro dipendente più bassi, con un esonero contributivo del 2% per gli stipendi fino a 35.000 euro annui e del 3% per i quelli fino a 20.000 euro.
Con il nuovo D.E.F. si è deciso un ulteriore taglio dei contributi, che verrà perfezionato con provvedimenti ad hoc, già finanziati con oltre 3 miliardi di euro. Si spera così di contribuire alla crescita salariale e sostenere, quindi, il potere d’acquisto delle famiglie.